– di Mario Dusi.
Nel marzo 2021 la Suprema Corte di Cassazione (con sentenza 7862/21) ha confermato un proprio orientamento, già rilevato all’inizio degli anni 2000, nei classici casi in cui il de cuius fosse cointestatario con un proprio familiare/convivente/coniuge, di un conto corrente bancario.
La recente sentenza ha escluso la responsabilità della banca nel caso in cui – in presenza di un deposito bancario intestato a più persone (con facoltà contrattuale per le medesime di compiere, sino all’estinzione del rapporto, operazioni attive e passive anche disgiuntamente) – il contitolare richieda (anche dopo la morte dell’altro) il pagamento dell’intero saldo, ad esempio di un libretto di deposito risparmio. Secondo la Suprema Corte si realizza una solidarietà dal lato attivo dell’obbligazione, adempiuta la quale la banca è liberata verso gli eredi del de cuius.
Gli Ermellini hanno individuato un vero e proprio specifico obbligo della banca, scaturente dalla disciplina del contratto bancario, di permettere al singolo cointestatario, di poter sempre e pienamente disporre delle somme depositate, anche quando la banca è a conoscenza della morte dell’altro contitolare.
Appare a chi scrive questa una interpretazione particolarmente contraddittoria rispetto a tutti gli obblighi che la legge invece impone alle banche (ad esempio in tema di individuazione del titolare effettivo di un conto, in tema di antiriciclaggio, in tema di prelevamento di contanti ecc.), mentre in questo caso mira a “chiudere un occhio” rispetto a possibili interventi di controllo nella regolarità di adempimento di obbligazioni che coinvolgono un istituto di credito e le conseguenti possibili responsabilità (delle banche) nei confronti dei privati.