– di Niccolò Poli.
Con una recente Sentenza (S. Cass. Civ. 11092/2020 del 10.06.2020) la Suprema Corte, ribadisce come l’obbligo di buona fede, quale criterio di interpretazione del contratto, si concretizzi nel non generare falsi affidamenti e nel non speculare su di essi.
Il caso prende le mosse dal mancato intervento di una polizza di RC Professionali a seguito di differenti interpretazioni del dettato letterale tra assicurato e Compagnia.
Secondo gli Ermellini il principio di buona fede (o di solidarietà contrattuale) si pone come freno ad interpretazioni cavillose delle espressioni letterali delle clausole contrattuali che sono volte a porsi in contrasto con le ragioni pratiche del contratto, ossia con la causa che ha spinto le parti alla sua sottoscrizione.
Ancora una volta diventa pertanto fondamentale farsi assistere da professioni nello studio preventivo e nella corretta redazione delle clausole contrattuali al fine di evitare possibili contenziosi in relazione alla loro interpretazione.